Lorenzo da Cortona
Lorenzo Berrettini detto da Cortona
Fine del settimo decennio del XVII secolo (1668-70)
Daniele nella fossa dei leoni
olio su tela (cm 129,5 x 218,5)
L’opera è stata realizzata da Lorenzo da Cortona tra il 1668 e il 1670 e pare che fosse destinata al palazzo del marchese Girolamo Serra, in particolare alla chiesa di San Pancrazio. Essa venne ritrovata nel convento dei Cappuccini di Quarto, dove giunse, probabilmente, nel 1848, in seguito ai tumulti che attraversavano l’Europa di quegli anni. Si tratta di una copia della tela dal medesimo soggetto realizzata dal suo maestro Pietro da Cortona e che si trova tuttora presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Vi è illustrato l’episodio biblico, secondo il quale Daniele, accusato di aver pregato il suo Dio, nonostante un divieto del re Dario, è fatto gettare in una fossa piena di leoni dallo stesso re, per istigazione di alcuni satrapi gelosi. Risparmiato per intervento divino, viene graziato, mentre i satrapi e le loro famiglie sono dati in pasto alle belve.
L’opera coglie il momento in cui Daniele si trova nella fossa dei leoni e viene soccorso da Dio, il quale indica con la mano destra Suo Figlio in Croce, ora a mala pena visibile, che è presente sul suo petto, invadendo lo spazio circostante in modo tale da riempire lo spazio con la sua Grazia. La tela è divisa in due e, come si può ben vedere, è il Cielo ad essere predominante sulla terra.
Interessante è notare lo scambio di sguardi tra il santo, che appare quasi tramortito dalla visione e Dio che lo guarda con amore e qui si nota l’abilità di Lorenzo da Cortona nel riuscire a rendere tutte queste emozioni di stupore, devozione e affetto attraverso gesti ed espedienti quasi impercettibili che denotano la sua destrezza, come la postura scomposta e instabile del santo il quale sembra quasi stia per cadere di fronte a tale potenza. Inoltre tutti gli occhi degli angeli e dei putti che accompagnano il Creatore sono rivolti verso Daniele, il quale ricambia meravigliato.
Si nota subito l’efficacia di tale intervento: infatti affianco al santo vi è un leone accovacciato, che non sembra badare alla mano del ragazzo che quasi lo sfiora.
Non si può fare a meno di osservare, poi, come Lorenzo accenni appena i profili della moltitudine di putti che circondano Dio, senza però che ciò renda meno convincente il suo intento.
Come spesso accade, il quadro non è purtroppo giunto a noi perfettamente conservato. Tuttavia grazie agli interventi di restauro della fine degli anni Novanta del secolo scorso, a cura di Lucia Gasparri e collaboratori la tela è riuscita a riacquisire la sua originaria luminosità.