Ignoto scultore genovese
Ignoto scultore genovese
Seconda metà del XVII secolo
Statua bifronte con Madonna e Bambino e sant’Antonio e Bambino
marmo scolpito; cm 123 x 86 x 79
La scultura è un manufatto unico nel panorama ligure, un marmo scolpito suentrambi i lati raffigurante Sant’Antonio da Padova con Gesù e la Vergine con il Bambino. L’opera è entrata a far parte delle collezioni del museo dei Cappuccini mantenendo una tradizionale attribuzione all’ambito di Pierre Puget.
In precedenza, la scultura era collocata su uno degli ingressi laterali della Villa Duchessa di Galliera a Voltri, in comunicazione con la vicina chiesa cappuccina di San Francesco. Proprio la posizione in uno spazio esterno l’ha resa soggetta all’erosione atmosferica, tanto da farle acquisire un’involontaria espressività e da rendere nervoso lo stile dello scultore.
Inizialmente si pensava che l’opera provenisse dall’ambito di Pierre Puget. Ora è attribuito alla bottega del noto scultore genovese Filippo Parodi, il quale prese lo scultore francese come principale modello.
Inoltre, presenta forme e tratti distintivi utilizzati, che fanno datare l’opera agli ultimi anni del Seicento.
Lo scultore si trova a dover cucire insieme due immagini distinte in un unico blocco di marmo e ci riesce abilmente: infatti i profili di Maria e Sant’Antonio da Padova si fondono in un unico volto dai tratti somatici androgini, ossia non pienamente femminili né maschili.
L’intenzione dell’artista era quella di soffermarsi a descrivere l’intensità emotiva dell’incontro tra Maria e Gesù e del Santo con il Bambino, giocando sullo scambio di sguardi che intercorre tra i protagonisti. Inoltre, per rendere il movimento della figura della Vergine, è stato utilizzato l’espediente di un vento che le schiaccia il mantello sulle gambe; Sant’Antonio, in posizione stante, stringe a sé il Bambino arretrando con un leggero movimento la gamba destra.
Sara Bonsignore
Bibliografia:
BRUNO, Mariangela: Alla Luce. Restauri nel Museo dei Cappuccini di Genova, Sagep Editori, Genova 2012, pp 42-43